Agnese e Lucia raccontano al cappuccino quanto accaduto ed insieme riflettono sul da farsi, mentre arriva Renzo, al quale fra Cristoforo fa promettere di non farsi giustizia da solo. Infatti Renzo fa capire che aveva cercato degli amici per vendicarsi su don Rodrigo, ed a questo punto fra Cristoforo lo rimprovera facendogli promettere di non affrontare e di non provocare nessuno e di lasciarsi guidar da lui.
Il frate si convince che a nulla servirebbe spaventare Don Abbondio, niente varrebbe più di una schioppettata nella schiena, né servirebbe rivolgersi al cardinale o pensare di essere aiutato dai cappuccini che tante volte hanno dato asilo ai bravi, così si decide ad andare lui da Don Rodrigo per cercare di dissuaderlo dal suo intento.
Il frate viene accolto dai bravi e dagli stessi Rodrigo e il conte Attilio con ironia infatti gli dicono: “Padre, padre, venga pure avanti...”, “Ehi! ehi! Non ci scappi padre riverito, avanti, avanti”.
Fra Cristoforo viene invitato al banchetto che era in corso e designato giudice della disputa fra Attilio ed il potestà. Al conte era stato mandato un ambasciatore per una sfida, ma questo, portato il messaggio, viene bastonato. Attilio sostiene di aver avuto ragione a bastonarlo, mentre il potestà è contro.
Emerge la profonda ignoranza del Conte Attilio quando il potestà che invece era più colto cita il 'Jure gentium' e quando sottovaluta le regole dei Romani.
Poi discutono della carestia, per la quale i nobili danno la colpa ai fornai, ed infine don Rodrigo invita fra Cristoforo a parlare in un altra stanza.