Analisi del testo
Il testo si presenta in sei macrosequenze di carattere dialogico con ampie parti descrittive dei luoghi.
Nella 1^ Fra Cristoforo finalmente ha il colloquio con don Rodrigo. Ma ben presto si rende conto dell’arroganza del signorotto spagnolo e perde la pazienza dimostrata fino a quel momento facendo la famosa profezia: “verrà un giorno…””.
Nella 2^ Fra Cristoforo ha un colloquio con il vecchio servitore di Don Rodrigo
Nella 3^ Agnese propone ai promessi sposi l’espediente del matrimonio a sorpresa con due testimoni.
Nella 4^ Renzo va alla ricerca dei testimoni, si reca a casa di Tonio
Nella 5^ Renzo e Tonio vanno all’osteria dove si accordano per la testimonianza in cambio dell’estinzione del debito che Tonio ha con Don Abbondio
Nella 6^ Lucia resiste al matrimonio a sorpresa perché è una soluzione fatta di sotterfugi
Luoghi:
• il primo luogo citato in questo capitolo è il palazzotto di Don Rodrigo
• il secondo luogo è la casa di Agnese e Lucia
• il terzo è la misera casa di Tonio
• il quarto è l’osteria dove Tonio e Renzo si accordano per i testimoni
Molto efficace è la descrizione della povera mensa della famiglia di Tonio che si contrappone al sontuoso banchetto a casa di Don Rodrigo.
Il tempo della vicenda è molto breve, si svolge in un giorno.
Personaggi
Don Rodrigo: nella prima sequenza del sesto capitolo è approfondito il personaggio di don Rodrigo.
Durante il banchetto si era trattenuto per i commensali, ma una volta solo con il religioso emerge la sua natura di signorotto fatto solo di apparenza e aggressività. Don Rodrigo è cinico e sprezzante, considera un oltraggio che un misero frate, villano plebeo, possa fargli una predica non richiesta proprio a casa sua per una misera contadina. Lui si sente forte e di non dover rendere conto a nessuno del suo comportamento. Per Don Rodrigo la religione non riguarda affatto il mondo nobile cavalleresco a cui si sente di appartenere.
Allora con quale coraggio quello che lui definisce mascalzone di religioso osa agitargli davanti agli occhi addirittura un teschietto e fargli misteriose profezie?
E’ evidente comunque che la sua tranquillità è scossa dal tono del frate, infatti una volta che il frate se ne sarà andato egli si ritroverà solo ed inquieto a misurare a grandi passi la stanza.
Fra Cristoforo: la negatività morale di don R. influenza il comportamento di Fra Cristoforo, che uscirà dal colloquio duramente sconfitto. Infatti egli otterrà solo di entrare nel mirino dei potenti. La violenta reazione di fra C. , che ha tentato fino all’ultimo di trattenere la natura di quello che era il giovane Ludovico di fronte alle ingiustizie e alla superbia e alla sfacciataggine dei potenti ha origine dalla malvagità del signorotto. Il suo discorso considerato il fine che voleva raggiungere infatti non è per niente diplomatico. Il padre osa parlare nella casa del suo nemico di morale dicendo: "Nessuno ha il diritto di molestare una creatura umana", avrebbe invece cercare di essere meno forte dicendo facendo intravedere vantaggi di riconoscenza per non molestare Lucia. Invece i modi del discorso del padre sono violenti e culminano nella celebre profezia ("Verrà un giorno..."). Così, prospettando l'infallibile vendetta di Dio egli si rassegna al fallimento e all'inutilità del suo intervento.
Servitore: vecchio servo di D. R. ansioso di aiutare il frate perché non approva il comportamento del suo padrone e vuole contribuire ad aiutare la povera Lucia.
Agnese: in questo capitolo emergono dei tratti caratteristici della mamma di Lucia. Ella ha una smisurata ammirazione per le persone che sanno. Essa è buona e generosa, ma saccente si crede una donna vissuta e pensa di conoscere il mondo. Escogita l’espediente delle nozze clandestine al quale Lucia si oppone e Agnese in sostanza dice che non è male perché comunque il fine giustifica i mezzi.
Renzo: l’espediente proposto da Agnese ha invece buona presa su di lui, al quale non par vero nella sua impulsività che la cosa possa esser risolta così facilmente.
Lucia: manifesta tutta la sua lealtà a costo di aspettare di vedere realizzato il suo sogno. Essa non è d'accordo, perché è male ingannare.
Tonio: semplice e generoso contadino, che accetta di aiutare Renzo nel quale vede anche un tornaconto per liberarsi dai debiti che ha con Don Abbondio.
Commento
In questo capitolo tutti i personaggi agiscono con coerenza psicologica, cioè ciascuno in base al suo carattere e alle sue aspettative, ma tutti falliscono nel trovare una soluzione vincente. Sono, tutti in buona fede e spinti una morale sana.
Il Manzoni sottolinea due principi: il primo, che non è lecito fare cose cattive neppure per ottenerne di buone, il secondo e che le vie della salvezza esistono certo, ma non si identificano mai con quelle viste dagli uomini. Uno spirito, ancora una volta, che guarda in alto, alla vita e alla storia, e molto da lontano.
Uno spaccato del seicento ci viene dato con la descrizione del povero desco della casa di Tonio, fatto di una misera polentina di grano saraceno, che doveva servire a sfamare sette o otto persone.
La mensa della casa di Tonio pone il confronto col banchetto al palazzotto, dove la carestia è argomento di conversazione, ma non è direttamente visibile come a casa di Tonio, e dove, soprattutto, restar serviti significa non accettare un atto di generosità come quando Tonio invita Renzo a sedersi, ma essere compromessi con un potere e di una società corrotta.