Analisi del capitolo
Tutto è incentrato su DUE macrosequenze fondamentali:
1. la digressione sull’origine della carestia
2. la narrativa a sua volta costruita da l'assalto alle gerle;l'assalto al forno; il falò degli arredi e la diversione alla casa del Vicario
Il narratore entra in esse sempre in modi diversi, o rivelandosi chiaramente, o sotto mentite spoglie. Egli si serve a questo scopo del personaggio di Renzo, il quale in parte è portavoce del pensiero dello stesso autore, a volte invece viene visto secondo il modulo narrativo del contadino inurbato, con tutta la sua ingenuità su cui il narratore sorride, con distacco ed umana simpatia (cioè egli si fa "compagno di ventura" di Renzo stesso). Accanto all'impegno ideologico, dunque, con le sue diverse matrici, romantica, illuministica, cristiana, esiste ancora una volta l'artista che riesce a mettere magistralmente la storia, con tutta la sua complessità, al servizio della sua fantasia creatrice.
Conclusa la digressione sulle cause storiche, politiche, economiche e sociali della carestia, e descritti gli eventi della sera avanti e del mattino del giorno in cui Renzo arriva a Milano (11 Novembre), il narratore riprende il filo della vicenda, presentando gli avvenimenti dall'ottica del personaggio. Sappiamo che, infatti, Renzo appare molto confuso e incerto di fronte al tumulto. Il suo atteggiamento è quello del montanaro semplice e ingenuo, che prova meraviglia per tutti gli aspetti straordinari della città: dalla gran mole del duomo al movimento della folla che lo attrae con forza verso il suo vortice. Si sviluppa così ciò che i critici hanno definito “romanzo di formazione” di un personaggio ingenuo, che diventa gradualmente più esperto del mondo attraverso la conoscenza diretta del problema della giustizia. Nella seconda parte del capitolo 12 le vicende vengono rappresentate attraverso l'alternarsi di tre procedimenti narrativi fondamentali:
* Le voci che provengono dalla moltitudine;
*Ciò che vede e ciò che pensa Renzo;
* Gli interventi del narratore.
L'autore non è d'accordo su alcuni fatti, quali lo spreco del pane e lo dice attraverso Renzo (protagonista del romanzo) ma che in questo caso funge da intermediario, da binocolo, tra noi e Manzoni. Renzo, a Milano, assume piuttosto un altro aspetto: ha una profonda crisi di crescita e maturazione. Giunto a Milano, si trova davanti una realtà che non si aspettava, diversa dalla sua. Di conseguenza accumula informazioni nel corso del suo itinerario, creando uno squilibrio nella sua mente.
Oltre al pane per terra (quasi un insulto per lui), nota che la gente è diversa da quella del suo paese: le persone di medio - alto livello sociale sono gentili mentre da lui sono prepotenti (come don Rodrigo); i poveri che conosce lui sono gente normale, mentre quelli di Milano hanno un altro tipo di povertà, sono ladri.
Il messaggio che l’autore intende dare è che la violenza non si giustifica mai, agire in modi impulsivo è controproducente e la politica non è ottimale.
Secondo l’autore deve esserci una classe politica dirigente rispettosa del benessere dei cittadini e che non pensa solo a sé stessa per essere più popolare.
La folla è irrazionale perché distruggendo i forni non avrà più i mezzi per fare il pane.
Le Autorità sbagliano riservando il cibo solo ai soldati di Mantova e aumentano il prezzo della farina, abbassano il prezzo del pane così i fornai sono costretti a lavorare 24 ore su 24 in perdita.
Renzo vive eventi storici reali ma non con personaggi noti a differenza di Lucia.